Continuiamo ad alimentare questo spazio di incontro fra noi dell’agenzia LLP di Indire e coloro che, con grande impegno personale, consentono alle loro scuole di partecipare ai programmi proposti e sostenuti dall’Unione Europea.
Questa volta vogliamo chiedere ai compagni di avventura in Europa di condividere con noi l’iniziativa che abbiamo preso, in questo inizio di 2012, di condurre un’indagine sul processo di internazionalizzazione in atto nelle nostre scuole, raccontandoci le loro esperienze di cooperazione, l’impatto di queste sulla loro realtà, i cambiamenti provocati, personali e di sistema, le considerazioni successive. Alla base di questa nostra indagine ci sono una serie di domande che, se ci diamo l’opportunità di fermarsi un attimo e ascoltare i messaggi che manda il nostro lavoro, nascono dalla quotidianità del fare, tramite la quale balza agli occhi di tutti il cambiamento in atto e la necessità, generalmente sentita, di attivare strumenti per affrontarlo.
Osservando e leggendo mail e rapporti, ci rendiamo conto che molte delle nostre scuole, spinte da fenomeni ed eventi che portano a modificare in maniera sostanziale strutture e relazioni sociali ma anche sollecitate dalle opportunità di confronto e di agire comune con scuole di altri paesi che i programmi europei hanno loro offerto, si stanno attrezzando per affrontare i processi di globalizzazione, la crisi economica e culturale, per aprire le proprie realtà ad altro e diverso, per offrire di più e migliorare la propria comunicazione e visibilità. L’Europa ci dice che la scuola del 21esimo secolo deve essere pensata /organizzata in maniera da permettere ai suoi studenti di uscire attrezzati per il mondo che cambia e che, consapevole della realtà della globalizzazione, la scuola deve porre al centro e come motore del suo procedere principi quali conoscenza, equità, sostenibilità, inclusione, cittadinanza attiva, dedicando il massimo delle energie ai processi di acquisizione delle competenze necessarie per il loro esercizio. Gli obiettivi europei per il 2020, ed in particolare la loro declinazione per l’istruzione e la formazione (ET 2020), sono lo scenario entro il quale si muove la scuola che si rinnova, uno scenario europeo condiviso e sostenuto ai livelli nazionali. La definizione di scuola del 21esimo secolo è infatti solo una prima tappa di un impegno e di una prospettiva di ruolo ben più ampio per l’istruzione e la formazione e che si è sviluppata nel tempo, come si può rilevare dal Rapporto ET 2020, presentato al Consiglio dei Ministri il 10 Febbraio 2012, nel quale si legge: I sistemi di istruzione e formazione devono essere modernizzati per rafforzare la loro efficacia e qualità e per permettere alle persone di acquisire quelle abilità e competenze delle quali hanno bisogno per riuscire nel mercato del lavoro. Questo aiuterà le persone ad affrontare le sfide attuali e future... migliorerà la competitività dell’Europa e genererà crescita e lavoro.. . Una grande responsabilità per tutti che possiamo esprimere con la domanda che la Commissaria Vassiliou si pone e ci pone: cosa dobbiamo sviluppare ora perché l’Europa abbia i sistemi educativi che la gente merita e che l’economia domanda?
L’impressione dunque che abbiamo è che le scuole impegnate in attività in dimensione europea siano parte forte di un processo di cambiamento che si ispira ad indirizzi politici più ampi ed una strategia più coinvolgente. La nostra indagine intende approfondire questa impressione andando a verificare un possibile relazione fra innovazione dell’ambiente educativo generato nella scuola ed esperienze di cooperazione europea, con speciale riferimento al contesto nel quale essa si colloca e alle modalità di governo, ai processi che si esercitano, ai risultati e prodotti che si generano. In altre parole, con questa indagine, a noi interessa misurare le innovazioni apportate in termini di organizzazione interna e di relazioni esterne, di cambiamento nei profili, funzioni e ruoli dei soggetti che nella scuola interagiscono e che concorrono a costituire una comunità di significati e di appartenenza, nell’offerta formativa e nella metodologia adottata per la sua realizzazione, per confermare un qualche possibile collegamento fra innovazione e processo di internazionalizzazione portato dalla partecipazione ai programmi europei; se cioè, la novità che è stata occasionale grazie ad un progetto Comenius si è trasformata in prassi quotidiana e se dal pensiero globale siamo riusciti a passare all’agire locale.
Stiamo preparando con questi argomenti un questionario che sottoporremo ad un campione di scuole, rappresentativo di livelli e tipologie e sul piano geografico, costruito dunque con l’intento di capire se la partecipazione ai programmi europei ha prodotto dei cambiamenti innovanti nel sistema scuola e se questi possono essere intesi come parte integrante di un processo di internazionalizzazione. Abbiamo scelto di lavorare su un campione, individuato secondo criteri consolidati, per questioni di numeri e di risorse, ma abbiamo anche deciso di non chiuderci ad altri contributi, approfittando di questo spazio del nostro sito LLP per ascoltare le esperienze di tutti, i commenti , le riflessioni, i suggerimenti e magari, a partire dai vostri interventi cercare verifiche tramite il questionario. Per riassumere dunque, secondo noi la partecipazione ai progetti europei ha prodotto un cambiamento nel modo di essere e di fare scuola, è uno strumento di innovazione che agisce sui contenuti, nei curricula, nella metodologia, nell’organizzazione, nei rapporti con il mondo, nel sostenere identità nuove.
Rivolgiamo dunque un invito a dirigenti, insegnanti, studenti ad inserirsi nel dialogo che qui attiviamo con questa breve introduzione e offrire con i loro commenti una preziosa testimonianza, confermando o negando cambiamenti provocati nella loro vita e sulla loro realtà istituzionale dall’avere condotto attività in dimensione europea.
Quale dunque il contributo dei programmi europei all’innovazione della scuola, o in che maniera aiutano a governare il cambiamento? Si può parlare di internazionalizzazione del sistema scuola grazie ai progetti europei? Cosa intendiamo per internazionalizzazione: più lingue, più mobilità, più cooperazione, più inclusione, più sostenibilità, più competenze mirate, più tecnologie, più cittadinanza attiva? La partecipazione ha inciso su questi aspetti? E se questi ci sono stati , l’incidenza è casuale o sistemica in maniera significativa?
Umberto Eco dice che Erasmus ha costruito una generazione di giovani europei: attraverso la mobilità e cooperazione sta crescendo di fatto una cittadinanza europea, intendendo con questo termine un’europeizzazione dell’identità, sia nella sfera pubblica che privata. E quello che Eco dice a proposito di Erasmus, vale anche per Comenius?
di Fiora Imberciadori
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