Questo sito è l'archivio del programma LLP 2007-2013.
Per informazioni sul nuovo programma europeo per l'istruzione, la formazione, i giovani e lo sport 2014-2020 consultare: erasmusPlus.it

IN AZIONE

Formazione in servizio
La sfida dell'apprendimento autonomo nell'istruzione carceraria


Due settimane di formazione in servizio a Dunfermline: l’avvio di una collaborazione a distanza fondata sulle tecnologie informatiche e protesa verso la ricchezza dello scambio reciproco.
 
La mia esperienza di formazione in servizio nasce dal bisogno di approfondire la conoscenza delle peculiarità, che contraddistinguono l’educazione degli adulti e in particolare i corsi di istruzione secondaria di primo grado nelle sedi carcerarie, in cui mi trovo a operare. Avvertendo l’esigenza di un confronto diretto con docenti europei operanti nello stesso settore, mi sono orientata verso un corso specifico che, oltre all’opportunità dell’aggiornamento linguistico, mi ha offerto la possibilità di un approccio immediato a metodologie didattiche innovative. Sicché le due settimane di permanenza in un’area a forte identità storico-culturale come Dunfermline – antica capitale scozzese a breve distanza da Edimburgo – hanno rappresentato un prezioso momento di incontro fra beneficiari di finanziamento Grundtvig provenienti da paesi diversi. L’occasione ha permesso di condividere buone pratiche e di identificare criticità, aprendo molteplici prospettive in termini di cooperazione a livello europeo. Fra laboratori, lavori di gruppo, sessioni plenarie ed escursioni nel territorio circostante si è riusciti a focalizzare l’attenzione su obiettivi a lunga scadenza, con il risultato di incentivare frattanto la progettualità quotidiana.
Il contatto fra nazionalità tanto disparate ha fatto emergere inoltre la volontà di avvalersi dei più evoluti sistemi comunicativi fruibili in rete, allo scopo di dare vita a una serie di partenariati, relazionandosi in un networking duraturo. Ed è stata proprio la disponibilità a collaborare a posteriori, che ha conferito al soggiorno una rilevanza fuori dal comune, avviando un processo di crescita professionale.

foto3.JPGEstremamente interessante si è rivelata a mio parere soprattutto l’applicazione in aula delle metodologie dell’educazione inclusiva, che ridiscute in toto i presupposti dell’omogeneizzazione formativa, per aiutare a costruire percorsi individualizzati anche in assenza di deficit specifici, aumentando la flessibilità del curricolo. E proprio su questo punto si è soffermata la mia personale riflessione che, attratta dalle enormi potenzialità di un sistema come la flipped classroom, ha iniziato a cercare un modo di trasporre l’esperienza dell’insegnamento capovolto – basato non più sulla lezione ex cathedra, ma sull’uso di podcasting e screencasting al di fuori della classe – in un contesto come la casa circondariale dominato da forte chiusura verso l’esterno.
Certo è però che il lavoro legato all’implementazione dell’apprendimento in modalità FAD e blended, risulta piuttosto impegnativo non da ultimo per le procedure restrittive, le limitazioni e in genere i controlli cui – per ovvie ragioni – il materiale deve essere sottoposto. Eppure l’interazione con colleghi molto competenti in tema di e-learning mi ha incoraggiato a un maggiore uso delle TIC come supporto alla didattica, per valutare il margine di applicabilità dei metodi con adulti in situazione di disagio e spesso non sufficientemente autonomi. Il mio tentativo si è rivolto soprattutto verso la seconda lingua straniera che, assente dal curricolo, costituisce uno dei desiderata più frequentemente espressi dall’utenza. Nella fattispecie la sperimentazione ancora in fase embrionale è partita dall’inglese, ha riguardato poi tedesco e spagnolo, evidenziando però una trasferibilità tanto ampia da coinvolgere ambiti disparati come la storia, la geografia e la letteratura. Il discorso interdisciplinare consente infatti di agire in modo proficuo sulle difficoltà di apprendimento dei discenti, per assicurare un successo didattico complessivo, senza ricorrere a un’eccessiva semplificazione percepita non di rado come poco stimolante.

foto4.JPGDi certo sull’impostazione globale del programma di responsabilizzazione dello studente ha influito anche quanto auspicato dalla conferenza Pathways to Inclusion. Strengthening European Cooperation in Prison Education and Training. Da non dimenticare poi il progetto di sperimentazione E-learning Education for Prisoners and Prisoners Professionals che, fungendo da modello, ha mostrato le linee guida di un intervento finalizzato al conseguimento di un titolo di studio, ma mirato innanzitutto a trasmettere conoscenze e a sviluppare abilità utili a indicare un percorso di cambiamento. In un quadro dominato dall’estrema diversità della popolazione carceraria l’obiettivo di reintegrare persone a forte rischio di esclusione e devianza sociale non può seguire soltanto un iter scolastico concepito in maniera statica, deve correre il rischio di addentrarsi in territori magari sconosciuti, per inventare progetti non sui, bensì con i detenuti, che tengano conto delle loro reali capacità e forniscano competenze spendibili poi all’esterno.
Per operare in tal senso non basta fare affidamento sulla motivazione, si deve disporre di un largo spettro di metodologie e strumenti. In una casa circondariale la strada dell’apprendimento autonomo e personale appare come un itinerario difficoltoso, ma al contempo affascinante. Raccogliere la sfida da parte degli operatori del settore sembra doveroso, per eliminare le barriere di accesso all’istruzione garantendo un diritto inalienabile. Occorre quindi promuovere un ambiente di apprendimento positivo, in cui recuperare il drop-out, alfabetizzare gli stranieri e potenziare l’educazione permanente mediante la valorizzazione dei prerequisiti. L’obiettivo di incoraggiare i reclusi a credere nel valore della formazione, coincide dunque con un necessario adeguamento agli standard europei, che non può prescindere dal lifelong learning già a partire dalla funzione docente. Da qui nasce la mia ansia di continuare a dialogare in modo propositivo con professionalità affini, ma diverse in un contesto sovranazionale. E dopo Dunfermline si è rafforzata la convinzione che lo scambio reciproco sia un mezzo di straordinario arricchimento indispensabile per affrontare un rinnovamento divenuto sempre più celere.

a cura di Maria Grazia Nicolosi